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Fofi nella Sicilia occidentale

In questi giorni si è spento Goffredo Fofi. Il suo lavoro intellettuale ha avuto per me un’enorme importanza. Ma non è questa la sede per tesserne gli elogi, altre voci lo stanno facendo in maniera più circonstanziata ed efficace di quanto possa fare io.

“Più stelle che in cielo” e “Prima il pane” (e/o), due testi che ho usato come manuali di autodifesa durante gli anni universitari

Qui mi limito ad appuntare come la sua parabola di vita intrecci la mia ricerca per In un canto. Il suo nome fa capolino già in Se vi va bene bene se no seghe, autobiografia di Valerio Minnella di cui sono coautrice insieme a Wu Ming 1 (Alegre, 2023), il libro che mi ha deviata a questo nuovo progetto. Ecco il passo:

Lorenzo Barbera , figlio di contadini di Partinico, nel 1956 aveva iniziato a frequentare gli incontri che Danilo Dolci faceva a Trappeto con i disoccupati e a prendere parte alle loro azioni. Per intercessione di Dolci, Adriano Olivetti concede a Lorenzo e a Goffredo Fofi una borsa di studio per la scuola di operatore sociale a Roma. Preso l’attestato, Lorenzo torna in Sicilia con Paola Buzzola e aprono il Centro studi di Roccamena. (p. 64)

A maggio del 2024, quando sono passata dall’Isola rossa, lo stand del Salone Internazionale del Libro di Torino condiviso da Edizioni Alegre, Altreconomia, Elèuthera editrice e Tamu Edizioni, una presenza imprevista mi ha fatta sobbalzare. Ho preso da parte Emily Zendri di Alegre e l’ho implorata di presentarmi a Fofi, che era lì a fare chiacchiere.

Non c’era nulla di premeditato, quella all’Isola era semplicemente una tappa di saluti a persone a cui sono legata da legami professionali e amicali, non ero minimamente pronta a un incontro, che pure avevo vagheggiato.

Emily lo interrompe, mi presenta e gli spiega che sono un’autrice di Alegre.

«Posso chiederti un consiglio?»

«Chiedi…»

Racconto il progetto di In un canto così come ce l’ho in mente in quel momento. Alza la mano, fa cenno di fermarmi.

«Hai parlato con Lorenzo Barbera?»

«Sì, nell’estate del 2022. Ma non era molto in salute e so che non sta meglio.»

«Hai parlato con Alessandro La Grassa del CRESM

«Sì.»

«Hai parlato con le altre persone del Centro studi di Partanna?

«Con alcune sì e altre le vedrò prossimamente, in Sicilia.»

«Ma allora che vuoi? Hai tutto quello che ti serve. Non rompere le scatole e scrivi.»

Il tono è bonario e cortese ma le parole sono inequivocabili, una chiusura senza appello. Lì per lì ci sono rimasta male. Più di recente, invece, quando ho capito che la scaletta che avevo ideato era buona per produrre un’opera a metà strada fra i venticinque volumi della Biblioteca di Pitrè e un inespugnabile acquitrino melmoso, ho ricordato con gratitudine lo scambio. Grazie Goffredo.

Fra i tanti articoli di questi giorni, segnalo quello in cui Franco Maresco (Il Manifesto, 12 luglio 2025) ripercorre alcune delle scorribande siciliane di Fofi.